Silvana Pincolini

Silvana Pincolini, artista Milanese, si è formata a Brera negli anni 60/70. Negli anni successivi incontra Albe Steiner e Liisi Beckmann, grazie ai quali completa la sua formazione grafica e di scenografia. Altro momento importante è la scoperta della cultura antroposofica, alla quale si avvicina con la nascita delle sue figlie. Si è occupata di didattica e poi per un lungo tempo, di ambientazioni e scenografie per la pubblicità. Negli ultimi anni il suo interesse è focalizzato sulla scultura organica e sul linguaggio tridimensionale sempre con spirito curioso e di ricerca. Ama giocare assemblando materiali naturali diversi e varie tecniche. Attualmente vive e lavora tra Milano e la Maremma dove ha il suo laboratorio e tiene corsi di modellaggio e scultura.

Silvana Pincolini, nel ciclo Plasmare la notte, (presentato nel 2015 a Milano presso lo Spazio Tadini) propone un percorso che pone l’attenzione sul ruolo mitologico delle Ninfe, figure femminili bellissime eternamente giovani e fertili dispensatrici di bontà, gioia, beatitudine, creatività e fertilità.

Queste Dee ci parlano di una femminilità buona che all’eterna giovinezza e bellezza affiancano azioni di generosità estrema, senza perdere mai la loro identità. Un modo di essere giovani e belle lontano dal mito contemporaneo, dove questi attributi sono riferiti a immagini di algide donne da copertina, raccontate come motivate al solo successo personale e poco tolleranti delle fragilità maschili.

Dalla terra di Silvana Pincolini, le Ninfe nascono e si formano. Si presentano come piccole perle, per la loro preziosità, ma permeabili al mondo dal quale si lasciano catturare, attraversare, intrecciare attraverso tessiture di corda. Oppure ventri che. Come grappoli d’uva, pendono da soffitti a riempire di nuovi frutti generosi lo sguardo. Si generano dall’unione di Terra e Cielo e all’alba appaiono come perle di rigiada. Plasmate da una notte dispensatrice di fertilità e amore.

Tra le ninfe di Silvana Pincolini troviamo le Driadi, rigogliose divinità degli alberi; le Amadriadi, Karya, Balanos, Ampelos e Syke ninfe fedeli e unite al loro albero fino alla morte; le Meliadi, ninfe del frassino, albero nato dall’incontro tra Urano e Gea e simbolo di iniziazione e vita e Dafnaie, la ninfa trasformata in alloro per respingere l’amore di Apollo disposta a rinunciare alla sua sessualità, ma non alla sua libertà.

Melina Scalise

Le Ninfe selvose di Silvana Pincolini abitano i luoghi dell’arte e da qui esercitano il loro potere.

L’artista plasma le immortali Driadi: ora divinità degli alberi, forti e rigogliose querce ora, come Euridice, giovani fanciulle, danzate ed intrecciate con noi mortali fantastiche storie d’amore:

“… lo spirito silenzioso che abita nella penombra dei boschi e che si avventura non visto nei campi aperti, gli era apparso improvvisamente come una driade” (Oscar Wilde, Il Ritratto di Dorian Gray).

 Tra loro ci presenta Karya, Balanos, Ampelos e Syke:

Amadriadi fedeli al destino dell’albero a voi sacro: “Uscite dai vostri alberi pietose Amadriadi, sollecite conservatrici di quelle, e parate un poco mente al fiero supplicio che le mie mani testè mi apparecchiano… ” (Jacopo Sannazaro, Arcadia). Intermediarie tra mortali ed immortali, favoriteci fortuna e fama. Invece, arboricole farfalle che pagate in lacrime le foglie cadute d’autunno o innalzate grida di gioia all’arrivo delle piogge primaverili, punite chi vi minaccia e vi uccide inutilmente.

Infine modella le imperiture Meliadi:

Ninfe nate dal sangue di Urano caduto su Gea, rendete fertile la terra, proteggete i bambini e i frassini che generarono l’uomo.

“Gaia per prima generò, uguale a sé, Urano stellato, ché tutta in giro la chiudesse, perché fosse agli dei beati sede sicura per sempre, e generò i Monti grandi, graziose dimore delle dee Ninfe, che risiedono su alture disseminate di gole […]” (Esiodo, Teogonia 126-130)

Ognuna di voi, potenti Daphnaie, rappresenta la natura e la vita e, insieme a loro, fu generata da Nyx, la notte, primordio femminile che depose l’uovo cosmico da cui nacque Eros. Il dio dell’amore convinse le due parti del guscio, Caos e Gea, ad accoppiarsi, così generarono Teti e Oceano. Notte, Amore, Terra e Acqua, questa è l’Origine di ogni entità.

E al principio, la materia è “Mat”, dal sanscrito, che significa “fare con le mani”, “costruire”, “Creazione”, da cui viene “Mâtram”, materia, “Cosa creata”. La materia ha proprietà esistenzialmente formali perché nasce sacra, quindi ha qualità plastiche intrinseche e forza propulsiva che si attuano attraverso un processo di sublimazione.

All’origine stessa della materia e dell’uomo, il Mito, espressione dell’anima dell’umanità al suo albore, ha dato corpus alle Arti e le Arti hanno dato immago, visibilità e figurazione ai Miti.

Qui grazie all’argilla di Silvana Pincolini.

Vera Giommoni

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