Vanni

La mia visione artistica

È la visione d’un ambiente senza tempo – o meglio, dal tempo “sospeso” – non contaminato ed ancora, o di nuovo, a “misura d’uomo”

Vivo e lavoro da diversi anni in Umbria contornato da una natura incontaminata, fonte di continua ispirazione che alimenta incessantemente la mia ricerca pittorica dominata dalla luminosità che mi circonda.
Dopo i primi studi artistici compiuti a Roma, ho perfezionato il mio percorso pittorico a Parigi, città dove ho vissuto diversi anni entrando in contatto con il multiforme e stimolante mondo artistico della capitale francese. Le svariate frequentazioni degli atèliers di affermati espressionisti contemporanei, le innumerevoli gallerie d’arte, le infinite visite ai più noti e meno noti musei di quella città, il continuo e stimolante studio dei capolavori dei maestri espressionisti. Questa è stata la mia scuola, la mia accademia. Anni importanti quelli, anni che hanno definitivamente tracciato ed influenzato il mio indirizzo pittorico successivamente consacratosi ad una diversa osservazione delle note cromatiche e delle forme circostanti. All’iniziale racconto delle mie origini mediterranee ha fatto seguito una diversa narrazione. La costante ricerca di tecniche, di nuove forme e di nuove tonalità ha fatto il resto.
Probabilmente seguiranno ancora nuovi progetti, nuove idee ma saranno figli spontanei di una nuova curiosità. Non ne sono preoccupato perché verranno da soli, come una naturale conseguenza. E ne sono felice.

La vicinanza al pensiero dei matematici è forse all’origine della mia passione per la pittura

Sappiamo bene come la matematica sia una scienza esatta, ma è altrettanto possibile affermare che la pittura sia l’attività artistico-creativo-espressiva per eccellenza: ciò non esclude che la seconda racchiuda in sé i molti indispensabili e fondamentali elementi della prima.
Alla base dell’una come dell’altra, vi è sempre e comunque, infatti, la volontà di compiere un incessante attività di ricerca. Sperimentazioni, tentativi ed esperienze sempre nuove che tendono, in pittura come nelle Scienze, a percorrere quanto più possibile un cammino di avvicinamento alla verità, al bello, alla luce…. la meta tanto ambita! Ora la simbologia del 314 ben rappresenta il concetto di Infinito, sia pur nascendo racchiuso in un elemento finito: il cerchio.
Il P greco arriva a rappresentare ciò’ che è incompiuto a causa dell’infinita sequenza di decimali che compongono il numero magico. Come non riflettere sul fatto che ritroviamo, come d’incanto, il principio di Infinito anche in pittura: infinite sono le forme, senza limite le tonalità di colore. Senza fine la ricerca di perfezionamento dell’opera da parte dell’artista.
D’altra parte il disegno non è forse un insieme di forme condivise in modo da creare un tutt’uno artistico?
Le sequenze matematiche non sono forse elementi essenziali nelle arti figurative per distinguere e sottrarre al caos una creazione esteticamente piacevole? Per tale motivo associo la mia visione pittorica al P greco, simbolo non soltanto del mai finito e delle infinite rappresentazioni dell’arte pittorica, ma anche del più nobile obiettivo cui possa tendere lo spirito di un artista: l’armonia con il mondo circostante.
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