Bruno Sullo

Bruno Sullo (1942 – 2020)

Il confine valicabile

Appunti di poetica

La civiltà dell’Uomo  è regolata da un modello culturale binario, contrappositivo ( se x è vero, y non può essere che falso), che si è imposto nella storia, nella vita sociale, nell’arte e che, tuttora attivo, continua ad essere fonte di intolleranza e d’infelicità. Eppure esiste una linea lungo la quale gli opposti devono fare i conti con la coesistenza, il confine. Da qui può partire una rifondazione della vita: perché, se il confine è un muro che impedisce qualunque confronto fra i due versanti, è vana ogni speranza; ma se il muro è interrotto da varchi attraversabili (soglie), l’ostilità può essere vinta dalla conoscenza e può essere scongiurato il deflagrare dell’odio.

La finestra è una di queste soglie. Essa si trova soltanto nei muri perimetrali della casa, delimita non isola, fa conoscere il fuori senza abbandonare il dentro: è un perfetto simbolo di un progetto di integrazione capace di vincere  il dramma dell’incomunicabilità.

Su questo tema si incentra dal 1985 la ricerca di Sullo, articolata in opere visive, installazioni, performances e video. Le prime ( specie dal 1999, Trans-apparenze) sono una riflessione sulla superficie cui è attribuito un inconsueto ruolo di soglia: costituita da un materiale semitrasparente e attraversato dalla luce, essa rivela nel suo spessore particolari, segni, figure nascoste, e costituisce scenari nati dalla fusione di due mondi, uno apparente l’altro invisibile, che sembrano inconciliabili ma che, con la mediazione della superficie-soglia, non lo sono affatto.

Le installazioni sono ipotesi abitative dello spazio denominate globalmente Foreste di finestre (dal 1996). L’ambiente è occupato da teli semitrasparenti recanti immagini di finestre e illuminati da riflettori azzurri : il visitatore si trova in una vera “foresta di finestre” ed è indotto ad inoltrarvisi, abitando la struttura e abbandonandosi ai suoi ricordi  ai suoi personali fantasmi. Realtà e sogno, esterno e interno, curiosità ed emozione concorrono in pari misura alla fruizione dell’opera , che è, anch’essa, una soglia, un’unica grande finestra da attraversare per conoscere e vivere i poli opposti, ma non inconciliabili, dell’esistenza.

Gli eventi performativi e i video realizzati da Sullo riconoscono due linee principali di indirizzo: una è incentrata sul tema delle Cene in blu e percorre in senso inverso il rapporto arte-vita (l’arte non imita la vita, ne è una componente irrinunciabile), l’altra ripropone il concetto della finestra intesa come soglia valicabile e, insieme ad esso, la necessità di un progetto d’integrazione tra gli opposti che è l’unica possibilità di superare la logica dell’aut-aut, fonte di incomprensioni e d’ infelicità tra gli uomini. All’interno di quest’ultimo ambito sono posti alcuni problemi specifici, quali la difficoltà dei rapporti tra autore e la sua opera, il motivo autobiografico della memoria, il tema del viaggio e del ritorno a casa dopo le esperienze esistenziali ed artistiche vissute.

Bruno Sullo

Le Finestre, un universo di forme e significati

 Il modello binario e il suo superamento

Corrono i primi anni ’80 del 1900 quando Bruno Sullo, già un significativo percorso artistico alle spalle, si libera dei suoi debiti verso l’arte astratta e il Neoplasticismo mondriano e conquista un proprio campo d’indagine, ponendo al centro di esso il concetto di confine attraversabile, espresso dall’oggetto finestra, intorno al quale costruisce un universo di segni e significati tuttora in evoluzione.

Punto di partenza è la riflessione che la civiltà dell’uomo è regolata da un modello culturale binario, contrappositivo, per cui se x è il bello e il buono, y non può essere che il brutto e il cattivo. Questo modello spiega i conflitti che hanno attraversato la storia (Greci e Barbari, Atene e Sparta, Cristiani e Pagani, ecc.), la vita sociale e politica (maschi e femmine, giovani e vecchi, ricchi e poveri, Destra e Sinistra), le concezioni artistiche (figurativo e astratto, antico e moderno, opera e azione) dell’uomo, e ha prodotto e produce incomprensione, intolleranza e, dunque, infelicità.

Esiste una linea lungo la quale mondi diversi, anche opposti, devono fare i conti con la loro reciproca presenza, il confine. Il confine può essere la partenza di un nuovo progetto esistenziale: se esso è un muro invalicabile che si chiude sul di qua e impedisce la conoscenza del di là, a dominare sarò ancora il modello binario dell’aut aut; se però il muro è interrotto da soglie, varchi attraverso i quali l’interno e l’esterno comunicano, il modello è demolito e la deflagrazione dell’odio scongiurata.

Nelle abitazioni esistono due tipi di soglie, la  porta e la finestra, ma è la seconda che meglio si presta a rappresentare il confine attraversabile: essa, infatti, si trova solo nei muri perimetrali (al confine fra dentro e fuori), delimita l’ambiente ma non lo isola, offre protezione ma non si oppone alla comunicazione, e, al contrario della porta, consente la partecipazione ad entrambe le realtà poiché attraverso essa si può acquisire il fuori senza perdere il dentro, e viceversa. La finestra, dunque, è un oggetto quotidiano capace di assumere su di sé i valori culturali di cui deve dotarsi un progetto di integrazione dei diversi capace di risolvere il dramma dell’incomunicabilità, e della paura dell’altro.

Dalla poetica alla prassi artistica

Il background ideologico che sostiene il concetto di confine attraversabile ha una sua traduzione artistica, articolata in vari ambiti, dalle opere visive alle installazioni, alle performances, al video.

A . Finestre- oggetto e finestre della luce. Le opere visive di Sullo affrontano, fin dal 1985, questi temi trasferendoli ad un ambito artistico: le finestre prelevate dalla vita e consegnate ad una nuova, e se si vuole incongrua, rete di relazioni, che produce su di esse un effetto di rinomi nazione e di rifondazione. L’oggetto finestra presenta se stesso, oppure è alluso da un modus operandi basato sull’assemblaggio di materiali, forme e colori in forma di finestra.

Ma il tema può anche dilatarsi in una serie di invenzioni in cui la finestra, conservando le sue implicazioni ideali, supera il circuito autoriflessivo in cui potrebbe esaurirsi. Ecco dunque la finestra moltiplicarsi fino a trasformarsi in griglia, o a tradursi in opera visiva “classica”, o a essere utilizzata come luogo di accadimento artistico, o infine inserirsi in oggetti diversi da essa (per esempio antiche tegole toscane o tavole prelevate da barche) a provocare un effetto di spiazzamento non privo di ironia.

Dal 1999 la riflessione di Sullo si concentra su un elemento specifico, la superficie. Il tema della finestra non è abbandonato, ma perde la vocazione oggettuale, e si identifica nell’immagine. La riflessione si svolge in due ambiti di ricerca di differente resa visiva ma, e ben vedere, omogenei.

  1. Il retro (Dietro il Manifesto, dal 1999). In una serie di lavori prende il sopravvento il substrato, costruito da manifesti staccati dai supporti ed esposti dal lato del distacco, che trattiene frammenti di intonaco, ruggine, strati lacerati di carta ed altro. La superficie conserva la sua fisicità ma diviene trasparente, poiché l’inversione di polarità svela ciò che si trova dietro al manifesto (l’ultimo termine è insieme sostantivo e aggettivo), nella sua faccia nascosta e misteriosa.
  2. L’Attraverso (Trans-parenze, dal 2001). La trasparenza, che è un dato puramente concettuale nelle opere precedenti, diviene effettiva in lavori in cui la superficie si rende disponibile al passaggio fisico della luce. Costruita con un apposito materiale semitrasparente (tessuto non tessuto, o plexiglass smerigliato), l’opera viene dotata di un sistema di retro-illuminazione elettrica che, attivato, permette di evidenziare segni, figure nascoste, venature,effetti di sovrapposizione del tutto invisibili alla consueta illuminazione frontale. Il passaggio della luce crea scenari nati dalla fusione di due mondi, il di qua e il di là, uno apparente e uno invisibile, che sembrano inconciliabili e non lo sono.

B. La vita, la memoria, il pensiero. Nel 1985 Sullo intraprende anche la carriera di performer ( che tuttora porta avanti). Le azioni seguono per lo più tre linee d’indirizzo.

  1. La prima (Cene in Blu, 1994-2006) percorre in senso inverso il rapporto arte-vita: l’arte non imita la vita, è la vita che diviene piena e degna se si plasma sull’arte. Nell’azione la cena è la vita, l’arte è il colore, e il protagonista è l’uomo comune, che resta confinato nella sua isola di inconoscibilità finchè non si apre all’arte e ingerisce il colore facendolo entrare a far parte del suo corpo.
  2. La seconda linea pone, come nelle opere visive, il concetto di finestra come confine attraversabile, simbolo dell’integrazione tra mondi diversi. Nel ciclo sono affrontati argomenti specifici quali il difficile rapporto tra autore e opera, la ricerca di identità, la memoria, il tema del viaggio e del ritorno a casa: riflessioni personali che però concernono aspetti generali dell’esistenza.
  3. La terza via svolge temi filosofici e di conoscenza, la pace, la natura dell’arte, l’origine del mondo, ecc., assumendo elementi sociali, storici e di cronaca in un superiore piano di sintesi. I gesti e le azioni si organizzano in racconti articolati, che pongono i problemi in una prospettiva di elevata concettualità, senza perdere la concretezza e la suggestione della rappresentazione e il gusto di essere con gli altri.

C. Lo spazio modificato e abitato. Anche le installazioni, alle quali Sullo lavora dal 1996, sono realizzate secondo varie tipologie che offrono elementi di interne omogeneità.

  1. Un primo tipo di installazione, precedente la fase delle finestre, è Spaziopittura (dal 1983 al 1985): sei cubi posati sul pavimento e sei “quadri” attaccati alle pareti tutti dipinti con gli stessi motivi, così da creare una serie di indivisibili legami che abitano l’ambiente. La libera disposizione dei solidi, affidata alla manipolazione dei visitatori, è una traduzione personale di Opera Aperta di Eco.
  2. Anche nella serie Foresta di Finestre (1996-2005) lo spazio è occupato e abitato: un numero variabile di teli semitrasparenti recanti immagini di finestre attraversano l’ambiente, illuminati da luci azzurre. Il visitatore si trova davanti a una “foresta di finestre” ed è indotto ad inoltrarvisi, abbandonandosi ai suoi pensieri: realtà e sogno, esterno e interno, attrazione e suggestione concorrono alla fruizione dell’opera che è, essa stessa, una grande finestra da attraversare per conoscere il di là.
  3. Altre installazioni sono diverse a seconda di luoghi e dei progetti specifici. Una linea ultimamente ricorrente è quella dei Frutti Anomali (dal 2003): finestre di carta o di plastica (polionda®) sembrano frutti anomali nati da una natura sconvolta da un’inquietante mutazione post-nucleare, e s’impongono all’attenzione per l’innaturale rapporto di contrasto che intrattengono con l’ambiente.

D. Il video come racconto filmico. La video art, dapprima documentazione e supporto delle azioni live, ha in seguito raggiunto la sua piena autonomia. Due sono le principali tipologie: a) video come racconto b) declinazioni autonome e autoriflessive. I video di Sullo sono più vicini alla prima declinazione. Essi colgono spesso intuizioni presenti nelle performances e le sviluppano con un linguaggio tipicamente filmico. Ripropongono, spesso e ostinatamente, il concetto del confine attraversabile ( e della finestra), ormai da tempo elemento d’identificazione di tutto il lavoro artistico dell’autore.

Bruno Sullo

Bruno Sullo, artista, promotore di eventi e critico d’arte.
Come artista

Il suo tema è il concetto di confine, espresso dall’oggetto finestra, simbolo di integrazione di mondi opposti (esterno-interno, pubblico-privato, ecc.) e di superamento della logica dell’aut-aut che ha creato e crea muri invalicabili di incomprensione e di intolleranza

Le sue opere visive più recenti studiano la superficie pittorica inventandola fisicamente consistente e tuttavia trasparente, e indagando in essa il range tra i poli del retro e dell’attraverso, in un’affermazione di coerenza ideologica e una ricerca di proprietà estetica.
Ha espresso la propria creatività nei campi diversi e diversificati dell’arte visiva, della performance, dell’installazione, della video-art.

Come operatore artistico

Gestione dello spazio Asilo Notturno di Livorno (1987-94) con il gruppo Portofranco. Membro della Commissione della Casa della Cultura del Comune di Livorno (1992-94).
Attività promozionale de La Casa dell’Arte, Rosignano Marittimo (Li), Palazzo Marini.
Co-fondatore di ZeroTre movimento per l’arte effimera (2003).
Operatore artistico del Progetto Giocalarte, a scuola con gli artisti, a cura di Matithyàh e del Comune di Pontedera (Pisa).
Co-fondatore (Livorno, 2011) del gruppo Lavorare Camminare.

Come critico d’arte

Cicli didattici sull’educazione alla visione nelle scuole.
Realizzazione di mostre e Cataloghi a Livorno (sulla ricerca giovanile) e a S. Vincenzo (sulle Avanguardie livornesi e sull’Astrattismo). Collaborazione con il quotidiano Il Telegrafo di Livorno e altre riviste. Presentazioni in catalogo di artisti contemporanei. Conferenze d’arte a Cologno Monzese, Castiglioncello, Livorno, Milano, S. Vincenzo, Calcinaia, Follonica, Monza.

Articoli e citazioni
Hanno scritto di lui:

Andrea Bisicchia, Giancarlo Bertoncini, Edda Di Sacco, Luigi Valerio, Rinaldo Sandri, Antonella Capitanio, Gianni Pozzi, Fosco Monti, Giorgio Bartoli, Patrizia Pedri, Mario Michelucci, Paolo Bottari, Roberto Vitali, Paola Verratti, Angela Simini, Marilena Torrisi, Elisabetta Rotas, Astrid Petermeier, Gabriella De Gregorio, Elena Capone, M. Francesca Pepi

Articoli e citazioni su:

La Nazione Livorno, Il Tirreno Livorno, Settimanale della Brianza Desio, Adige Trento, Il Resto del Carlino Bologna, Il Tempo Roma, Catania Sera Catania, Mongolfiera Bologna, NRZ Mülhein an der Ruhr, L’Eco di Savona Savona, La Stampa Savona, Juliet Trieste.

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