Matteo Fieno

“Sono un artista figurativo contemporaneo, il mio atelier è situato a Diano d’Alba, nelle pittoresche Langhe, sito patrimonio dell’Unesco.

Matteo Fieno

Dopo essermi diplomato al Liceo Artistico di Cuneo ho frequentato l’istituto “LAL International English School” di Fort Lauderdale in Florida per imparare l’inglese commerciale.

Al ritorno ho intrapreso le prime esperienze  lavorative, prima ho lavorato nell ‘ area marketing di UniEuro gruppo Dixon, in seguito ho lavorato a Torino presso l’agenzia creativa Red Head.

Nel 2018 ho avviato il progetto “Female Art Design” con lo scopo di far conoscere i miei lavori online, soprattutto su Instagram, dove in poco tempo ho ottenuto diverse collaborazioni artistiche.

Da allora ho partecipato a numerosi eventi d’arte di prestigio sia in Italia sia all’estero, molti dei quali curati o presentati da Vittorio Sgarbi, Philippe Daverio e Paolo Levi, ho ottenuto vari premi e riconoscimenti e diverse pubblicazioni su riviste d’arte e blog.

A novembre 2019 si è tenuta la mia prima mostra personale “Declinazioni al femminile” nello storico spazio culturale Milano Art Gallery a Milano.

Attraverso le mie opere cerco di suscitare l’ “impressione” di aver già vissuto, pianto, riso, di essere caduti e poi di essersi rialzati, di aver raccolto i frutti del duro lavoro…

insomma, aver già vissuto una situazione simile a quella dei personaggi femminili dipinti nei miei quadri, con il fine di liberare il desiderio represso di un ritorno al passato, o addirittura alle origini, da parte di un individuo disilluso dalla società dei consumi e in balia dei continui cambiamenti tecnologici.

Il soggetto femminile rappresenta per me l’ essenza del mistero, nonostante io sia stato a lungo circondato dalla sua assidua presenza.

Questa profonda affinità elettiva, mi spinge continuamente a cercare di immaginarne le infinite atmosfere interiori, quelle stesse che da sempre hanno accompagnato in silenzio i miei passi e che attraversano in maniera ancora diversa la mia quotidianità.

Immerso nella vita bucolica nel cuore delle Langhe piemontesi, coltivo ogni giorno un otium visionario che dona forma concreta al mio immaginario “in rosa”.

Nel 2018 nasce il progetto “Female Art Design”: una serie di figure di donna che sfugge alla monotonia della ripetizione del soggetto, scandagliando molteplici situazioni ordinarie con un punto di vista mai univoco e fondato unicamente sulla suggestione del momento, restituita nei dettagli evocativi che proiettano la scena in un limbo sospeso nello spazio e nel tempo.

Ogni corpo, che sia svelato nella sua nudità o che manifesti la propria fisicità in una tenuta intima, glamour o fitness, porta con sé la possibilità di immaginare la veste dell’animo a cui appartiene, di intravvedere la verità delle sue imperfezioni, di avvicinarsi al mistero che sta all’ origine della vita, lo stesso che riscontro ogni giorno anche nella dimensione agreste.

Nell’ affrontare i tratti essenziali dei miei personaggi, annullo le distanze tra me e loro fino a immedesimare me stesso in quei corpi, isolando un frammento di storia in comune che li rende pubblicamente credibili e fruibili in un diario collettivo di consapevolezza umana, reso attraverso la grazia e il non detto dell’universo femminile, da cui ciascuno può così attingere per costruire una nuova narrazione propria.

Nel momento di confronto finale con lo spettatore, il titolo del racconto diventa un decisivo elemento di contatto, dal sapore cinematografico e hollywoodiano.

Ogni mia opera è come una nuvola nel cielo vista attraverso gli occhi di un bambino: non è solo la bellezza di una figura, l’armonia di una forma, l’umanità di un soggetto, ma soprattutto una dimensione universale bypassata dall’introspezione individuale e dall’esperienza quotidiana di ciascun osservatore.

Tutto si origina dallo schizzo di una visione. Il disegno è la parte strutturale di tutte le mie figurazioni, mentre la sfumatura è lo sfondo che cela i dettagli del contesto narrativo allo sguardo dell’osservatore, costringendolo a far ricorso alla propria invenzione.

Disegno a penna e a carboncino, dipingo ad acquerello, olio e acrilico, sempre con poco colore per suggerire un’atmosfera e molto segno per definire il gesto del soggetto.

Sperimento una materia visiva morbida, quasi fluida, sottolineata dalle tracce del processo di contaminazione tra le diverse tecniche: l’acqua sporcata dai pennelli, con gocce di un colore ormai indefinito, macchie e ditate rimaste visibili, scie e sbavature del segno grafico trascinato sulla superficie, senza un esito mirato. Proprio come le mie storie di corpi imperfetti, che conservano l’errore come valore costitutivo della persona.

 

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