Giuseppe Barilaro

Giuseppe Barilaro è nato a Catanzaro nel 1988.  Dopo la maturità artistica si è diplomato con lode all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro Nel 2013 ha vinto per la sezione pittura il Premio Nazionale delle Arti promosso dal MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) Nel 2014 si è classificato primo al Premio Nazionale di Pittura  “Basilio Cascella”. Nel 2015 è stato selezionato da Vincenzo Trione per il Workshop “Codice Italia”, evento correlato al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, riservato agli allievi delle accademie di Belle Arti.

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“L’evoluzione della forma è l’ incisivo dei lavori che elaboro e la ricerca della linea diventa il paradosso che sconvolge, travolge ed imprime l’ opera. Essa, infatti, mi porta alla scoperta e all’approfondimento di differenti tecniche artistiche natie del medesimo filo bergsoniano che esplode in congiuntivi apparentemente disconnessi. La linea si è trasformata in segno inciso, graffio violento su un compensato trattato con la combustione. Questo modo di operare diventa così soluzione della mia ricerca poetica: il drappeggio, mia fonte di ispirazione primaria, ritorna in chiave nuova attraverso la lacerazione della materia. Le forme che il tessuto tende ad assumere sono essenza stessa di colui o ciò che le veste. Il soggetto scompare divenendo oggetto,dunque accessorio elidibile mentre l’oggetto, ossia il drappeggio, traspare costituendosi in un soggetto ritemprato. La memoria del tessuto nella forma plastica che assume trattiene l’essenza del corpo con la sua forza, i suoi drammi e i suoi ricordi. Attraverso lo scuoiamento della linea dal legno combustionato estrapolo la forma bruta del drappeggio che da linea morbida diviene dissestata, ruvida ma essenziale. La placidità della veste, nonostante la violenza con la quale viene estrapolata, persiste mediante il contrasto tra il legno oscurato dalle fiamme e la luminosità dello stesso riportata all’origine della sua tonalità. Ciò ricrea la dimensione di ordine e pulizia tipica del drappeggio; diventa un telo denudato dal suo stesso tessuto che conserva l’impronta della verità della sua esistenza. “Ciò che viene visto e inteso,viene guardato dagli occhi d’altri come l’icona falsa di un pensiero, di un ideale, che giace nella parola cosa.””

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Nulla è più riconoscibile di un involucro. Il mondo ne è costituito da una serie concentrica;l’uovo prossemico nel quale ci immergiamo;gli indumenti e la pelle che vestiamo altro non sono che involucri. Dalla natura all’artificio siamo costantemente circoscritti da nuovi margini. L’ invulnerabilità dell’apparenza è fondata su questo sistema di protezione e l’ inautentico sovrasta l’autentico nel duello dell’anima. Cosa c’è al di sotto del limite? È possibile “squarciare il velo di Maya” che impedisce all’essenza di trasparire? Gli umani filtri si invalidano soltanto attraverso il segno. Il percorso per la fondatezza di questa massima prevede delle tappe per la ricerca del vero: In primis attraverso il “drappeggio”che , stampo dell” exursus individuale, diventa traccia impressa della carne e sinonimo di ” daesein ” ( esserci nel tempo e nello spazio di Heidegger). Di seguito attraverso la combustione sulla materia (legno principalmente), che è segno inconfutabile di purificazione dell’umano nel suo concreto. L’indagine prosegue attraverso lo “scuoiamento”,ovvero impronta di audace demistificazione; gesto compulsivo di ricerca, di “caccia al vero”, espressa mediante la penetrazione e la profondità della materia. In fine, sintesi aulica di abbattimento dei perimetri è il segno veicolato dall’incisione (sulla lastra o traccia su carta e tela). L’essere, libero dai suoi involucri, viaggia così incondizionato nello spazio e dialoga con le sue componenti. Diventa forma poliedrica svincolata dai confini della circoscrizione. Si appalesa come liberazione delle voci annidate nell’uomo ; con i suoi dialoghi,le sue lotte, fusioni e frustrazioni. Il segno incarna diversi ruoli, agonisti e antagonisti dell’io, confondendo il suo primordiale stato rassicurante con un incessante ed inquieta metamorfosi dell’intimo. Energia elettrostatica di attrazione e repulsione all’origine della materia. Il disvelamento conclude essere rivelazione del caos dell’essere; impossibile dunque da fissare nelle sue innumerevoli evoluzioni. Diventa rappresentazione infinita di verità.

Maura Spadaro

“Giuseppe Barilaro rehabilitates a narrative painting in a personal and introspective key, emphasizing his drama through the suffering of the material, as purified in its truth by the fire that defines the forms without denying the referentiality”.

Andrea Romoli Barberini

“The figurative-abstract language is accomplished in the Giuseppe Barilaro work’s through mediation between the image, its appearance and its representation, its matter and its corporeality, which is shattered by creativity, the artistic sensibility and experimentation. The result is a unique path, revealed by means of a abstract trace extrapolated from the material’s agreement”.

Roberto Sottile, art critic.

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